Palmi, associazione Maestrale: il Governo sostenga i comuni

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Il Covid-19, oltre ad aver segnato la nostra vita dal punto di vista sanitario, sta già producendo effetti tragici sull’economia e ciò vale, a maggior ragione, in quelle aree del Paese – come la Calabria – che soffrono un gap importante rispetto ad altri territori.

Siamo consapevoli che l’Italia tutta – lo Stato, le Regioni, i Comuni ed i cittadini – si sta prodigando con una forza impareggiabile per non lasciare indietro nessuno, in uno dei momenti più bui della nostra storia repubblicana.

In questo senso, vanno condivise ed appoggiate le vere e proprie richieste di aiuto che arrivano dalle imprese, dai lavoratori, dalle famiglie, spesso ostacolate da una burocrazia troppo arrugginita e da alcune scelte poco comprensibili.

Molte sono le idee sul tavolo, molte le soluzioni possibili, tanto l’impegno profuso da chi responsabilmente si confronta con la quotidianità ed ascolta i cittadini.

Lanciamo, allora, due proposte.

La prima riguarda le attività commerciali e produttive, rimaste chiuse per oltre due mesi. Vi sono alcuni Comuni – di certo molto solidi dal punto di vista finanziario – che hanno, ad esempio, avuto la possibilità di ridurre la TARI (ossia la tassa sui rifiuti) e la TASI (sui servizi indivisibili) per l’anno 2020. Da altri, incatenati ai vincoli di bilancio ed in condizioni economiche non facili, non si può francamente pretendere di procedere in questa direzione.

È chiaro che un Comune – che senza entrate tributarie non potrebbe fornire servizi – necessita di un sostegno degli Enti sovracomunali e dello Stato: perché, allora, non intervenire in questo senso, proprio con l’imminente Decreto Rilancio, atteso in questi giorni? Basterebbe destinare ai Comuni una piccola parte dei 55 miliardi di euro previsti in questa manovra d’emergenza, così che possano coprire il mancato gettito fiscale derivante dalla riduzione delle imposte per i mesi di marzo, aprile e maggio.

Quanto alla seconda questione, i finanziamenti previsti con i bandi regionali “Riparti Calabria”, sono certamente una iniziativa meritoria: 120 milioni di euro per far ripartire l’economia calabrese non sono pochi e 2.000 euro per ogni piccola impresa del territorio possono ben rappresentare una boccata d’ossigeno.

Detto ciò, bisogna però guardare alla realtà con buon senso e consentire che questo strumento funzioni per davvero.

I vincoli di fatturato, la regolarità contributiva, l’assenza di pendenze pregresse con il fisco – come ogni imprenditore sa – sono requisiti posseduti da pochissime realtà economiche calabresi.

Pretendere, in piena crisi e per avere 2.000 euro, che una impresa debba avere il DURC in regola è semplicemente un controsenso.

Si tratta, infatti, di una misura assistenziale diretta ad attività ferme da mesi, che però – così articolata – pare pensata per realtà produttive “in salute”, che operano a pieno regime.

Si intervenga, allora, sul bando, eliminando quantomeno il requisito della regolarità contributiva e dell’assenza di pendenze con il fisco.

Per l’Associazione Maestrale

Antonio Papalia

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