“Ho partecipato – riferisce Franco Aceto presidente di Coldiretti Calabria – al Convegno a Roma della Fondazione “Osservatorio Agromafie”, il cui comitato scientifico è presieduto da Gian Carlo Caselli, finalizzato ad elaborare una proposta per contrastare il caporalato nel lavoro che è un tema di grande e costante attualità nella nostra Regione. E’ stata una riflessione congiunta coordinata da Giovanni Salvi (procuratore Generale della Cassazione) che ha visto la presenza di autorevoli rappresentanti delle Istituzioni. Si è affrontato in maniera concreta la situazione di vulnerabilità e marginalità nella quale versa un segmento consistente di cittadini stranieri oggi a rischio di grave sfruttamento lavorativo in ambito agricolo. Sfruttamento che si riflette sulla competitività delle imprese che rispettano le regole e sulle condizioni di lavoro anche del non migrante. E’ stata elaborata e presentata – informa – una proposta sostenibile, coerente ed innovativa che vuole avvalersi degli strumenti previsti nell’attuale ordinamento, della collaborazione interistituzionale e del coinvolgimento diretto delle associazioni datoriali e dei lavoratori. La proposta si fonda sui seguenti cardini:1) rafforzare il sistema esistente utilizzando gli strumenti di Programmazione e definizione delle quote di ingresso per lavoro stagionale e contribuire ad una definizione puntuale del fabbisogno di lavoro stagionale (non solo in agricoltura) attraverso una previsione specifica di fabbisogno per aree determinate e collegarlo ad altre richieste di lavoro stagionale, nella stessa area o in aree vicine, in maniera da assicurare una continuità del rapporto lavorativo del dipendente stagionale; 2) far emergere le situazione di marginalità (irregolarità) e lavoro nero riscontrate e che riguardano i lavoratori in agricoltura che versano in condizioni di irregolarità amministrativa e coloro i quali da anni presenti e attivi nel nostro Paese in qualità di richiedenti asilo si ritrovano, in qualità di diniegati o in assenza di rinnovo del titolo di soggiorno per motivi umanitari, in una situazione di strutturale precarietà e potenziale ricattabilità. In questo caso si tratterebbe di prevedere strumenti di emersione su base individuale, diversi dai provvedimenti straordinari di regolarizzazione generalizzata (cd. sanatorie), come ad esempio: regolarizzazione ad personam temporanea e condizionata attraverso l’introduzione nel TU sull’immigrazione di un permesso di soggiorno per lavoro stagionale per i migranti irregolari in agricoltura che consenta di avviare al lavoro il migrante irregolare, individuato attraverso l’intermediazione delle associazioni di categoria per il lavoro stagionale e che accetti la condizione di ritorno al paese di origine al termine del periodo massimo di lavoro (9 mesi) ma con la possibilità di ottenere il visto di ingresso per successivi periodi analoghi e anche per più annualità come la normativa attuale prevede.3) promuovere interventi atti a contrastare la presenza del caporalato e volti a sostenere i lavoratori stagionali in varie sfere (dal trasporto all’alloggio) da realizzarsi sotto la regia dell’ente locale e con il supporto delle realtà del terzo settore. Tra gli interventi realizzabili: l’accompagnamento all’inserimento abitativo (temporaneo) per i lavoratori stagionali in agricoltura attraverso l’accoglienza diffusa in appartamenti; lo sviluppo di progetti di rigenerazione urbana, realizzando interventi innovativi di social housing in cui i servizi abitativi divengono parte integrante delle politiche sociali – complementarietà tra sicurezza, solidarietà, coesione sociale e lavoro; pianificazione dei trasporti, orientamento ai servizi ecc.E’ una proposta – conclude Aceto –che serve a migliorare la disciplina e gestione del lavoro stagionale, al fine di assicurare condizioni di lavoro dignitose e legali, e, al tempo stesso, di consentire alle imprese agricole di sostenere la concorrenza internazionale.
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