Riace, il vicesindaco Giuseppe Gervasi: Quando c’è di mezzo la vita umana non si può parlare di norme

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“Ieri c’è stato l’interrogatorio di garanzia e la speranza è che la situazione si possa chiarire nel più breve tempo possibile. Nel frattempo il Sindaco Lucano è stato sospeso in attesa che vanga revocata la misura cautelare degli arresti domiciliari e noi giustamente andiamo avanti perché l’ordinaria amministrazione deve continuare. e’ un momento delicato e speriamo possa passare velocemente!” Lo ha detto ai microfoni di Radio Cusano Campus nella trasmissione “Un giorno da ascoltare” condotta da Misa Urbano e Arianna Caramanti, Giuseppe Gervasi, vice sindaco di Riace, la cittadina calabrese che è balzata agli onori della cronaca in questi giorni per lo scandalo riguardante il sindaco Mimmo Lucano, indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

“In questi giorni non sono tranquillo, provo tanta rabbia perché Riace da tanti anni è stata sempre vicino agli ultimi: questa indagine non riguarda solo il Sindaco Lucano ma tutta la cittadina che per la prima volta nella storia si trova in una situazione giudiziaria. La cittadina è da sempre presa come modello di integrazione e risorsa: ci sono molti luoghi che si stanno spopolando, dove la disoccupazione la fa da padrona e quindi il modello Riace era stato visto come una forma nuova di accoglienza. Addirittura anche altri paesi nelle vicinanze hanno preso come modello proprio Riace che però da sei, sette mesi ha delle difficoltà economiche. L’accoglienza è nel nostro DNA e negli anni siamo stati un punto di riferimento per molti: differentemente da altri tipi di accoglienza noi non ospitiamo la gente negli hotel ma nelle case e li inseriamo nella comunità facendogli fare dei lavori artigianali, dei veri e propri laboratori che servono soprattutto per smuovere l’economia. I miei concittadini sono in silenzio per ora, ci conosciamo tutti e preferiscono non parlare del caso Lucano. Bisogna attendere l’esito con calma e tranquillità. Anche se la legge è sbagliata ci si rende conto che la normativa è stata fatta da persone che non hanno mai avuto a che fare con l’accoglienza e l’umanità. Quando c’è di mezzo la vita umana non si può parlare di norme.”

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